La società sta andando in pezzi a causa del concetto di Democrazia,
poiché in democrazia la norma è dettata dal denominatore comune più BASSO:
è questo a decidere chi governerà ed è l’elemento più ignorante e privo intelligenza.
Sono le masse a dare forma alla società.
Osho Rajmeesh scrive ne “La grande sfida” 11-12-1931
RIFLESSIONI - storiche (su Trieste)
Rinascita Triestina - sviluppo economico e civile (Karl Marx) - 1857
Due furono gli articoli pubblicati da Karl Marx sul New York Tribune rispettivamente il 9 gennaio ed il 4 agosto 1857. Il grande teorico, che fu anche eccellente storico ed economista, motiva il decollo del porto franco di Trieste sulla base di elementi precisi che dimostra di conoscere alla perfezione: «Da una piccola rada rocciosa, abitata da pochi pescatori: nel 1814, quando le forze francesi sgombrarono l’Italia, Trieste si era fatta porto commerciale, con 23.000 abitanti e il suo commercio superava tre volte quello di Venezia. Nel 1835, un anno prima che il Lloyd austriaco nascesse, contava già 50.000 abitanti e, poco dopo, occupava il secondo posto dopo l’Inghilterra, nel commercio con la Turchia, il primo nel commercio con l’Egitto». «Perché Trieste e non Venezia? - scriveva Marx sul New York Tribune nel 1857 - Venezia era la città delle memorie; Trieste aveva, al pari degli Stati Uniti, il vantaggio di non possedere un passato. Popolata di commercianti e speculatori italiani, tedeschi, inglesi, francesi, greci, armeni, ebrei in variopinta miscela, non piegava sotto le tradizioni. Mentre il commercio veneziano dei cereali non usciva dai vecchi rapporti, Trieste allacciava il suo destino con la stella sorgente di Odessa, e al principio del secolo XIX, escludeva la rivale dal commercio mediterraneo dei cereali. Il colpo recato alle mitiche repubbliche mercantili d’Italia, alla fine del XV secolo, dalla circumnavigazione dell’Africa, si ripeté, attenuato, col blocco continentale di Napoleone». A suo giudizio la superiorità di Trieste su Venezia dipende dal suo VASTO RETROTERRA. Mentre Venezia era stata sempre un porto isolato e lontano, cui «l’altrui generale inconsapevolezza aveva consentito di impadronirsi del traffico mondiale», la prosperità di Trieste deriva «dalle energie produttive e dei trasporti in quel gran complesso di paesi che sta nel dominio dell’Austria». Grande è la considerazione di Marx sia per le navi austriache «di un cabotaggio quasi sconosciuto ai veneziani» sia per i loro equipaggi: «Un’ardita razza marinara che Venezia non seppe dare mai». Mentre Venezia decadeva col rafforzarsi dell’impero ottomano, così Trieste saliva riuscendo ad allacciare il commercio orientale con quello dell’area danubiana. Il declino di Venezia dipendeva anche dallo spostamento del centro di gravità dei commerci in seguito alla circumnavigazione del Capo di Buona Speranza, che avvantaggiava Lisbona, l’Olanda e l’Inghilterra. L’apertura del Canale di Suez avrebbe rafforzato ulteriormente la posizione privilegiata di Trieste, di cui indica, per il triennio 1846-1848 / 1853-1855 un incremento commerciale del 68% superiore a quello di Marsiglia. A suo giudizio un pericoloso freno a tale sviluppo è costituito dall’arretratezza del trasporto terrestre, che auspica venga superata dalla ferrovia Trieste-Vienna e dal tronco Cilli-Pest, in grado di conferire a Trieste l’importanza di Marsiglia, Bordeaux, Nancy e Le Havre nel loro insieme. Ampio è il riconoscimento del lavoro svolto dal Lloyd austriaco, di cui conosce la storia e lo sviluppo. Napoleone, scrive ancora Marx, aveva sognato qualcosa di simile puntando su Venezia ed Anversa, ma aveva dovuto fare i conti con un’ingegneria navale ed una tecnica militare inadeguate alle nuove esigenze, così come lo era il porto di Venezia che «ottimo per le vecchie galee, mancava di profondità per i moderni navigli di linea; le fregate non vi entravano senza scaricare l’artiglieria, quando il vento di sud e le maree non aiutavano. Ora la possibilità di entrare con tutta la flotta è condizione vitale per tutti i porti di guerra». Purtroppo però Karl Marx non aveva la sfera di cristallo e non poteva prevedere che nel 1918 a Trieste sarebbe arrivata, con la guerra, l' Italia a sfasciare tutto portando il suo grave sottosviluppo economico e civile gestito da uno stato famoso per essere inefficiente... e soprattutto ad isolare Trieste dal suo entroterra naturale mitteleuropeo.....e qui siamo adesso.